L’attivista odiata dall’islam: «Ora sono cristiana»

di Giuseppe Pollicelli (da “La Verità” del 12 novembre 2023)

Ayaan Hirsi Ali, l’attivista, politica e scrittrice somala – ma naturalizzata olandese e da tempo residente negli Usa – nota per le sue battaglie a favore dei diritti umani e per le sue critiche al mondo e al pensiero musulmani (cosa che ha fatto di lei una delle tante persone perseguitate dall’islam: Theo Van Gogh, regista del cortometraggio “Submission”, da lei sceneggiato, nel 2004 è stato assassinato da un estremista), ha scritto per il sito UnHerd (traducibile come “Fuori dal gregge”) un lungo articolo intitolato “Perché ora sono una cristiana”. Dopo essere stata musulmana (per destino e anche per costrizione, come ha più volte raccontato lei stessa, tra l’altro vittima di infibulazione durante l’infanzia e obbligata dal padre a sposare un uomo che neppure conosceva) e aver attraversato un lungo periodo contrassegnato dall’ateismo, Ayaan Hirsi Ali si è dunque convertita al cristianesimo e, nel pezzo per UnHerd, ha voluto spiegarne i motivi. Dapprima rimarcando le differenze sostanziali tra l’islam e la tradizione giudaico-cristiana, una in particolare: «La libertà di coscienza e di parola è a mio avviso il pregio più grande della civiltà occidentale. Non è un qualcosa di connaturato all’essere umano, si tratta del frutto di secoli di dibattiti all’interno delle comunità ebraiche e cristiane. Sono state queste discussioni ad aver consentito il progresso della scienza e della ragione, ad aver diminuito la crudeltà, ad aver eliminato le superstizioni e ad aver generato istituzioni finalizzate a regolamentare e a proteggere la vita, garantendo la libertà a quante più persone possibile.

A differenza dell’islam, il cristianesimo ha superato la sua fase dogmatica»; quindi – dopo aver indicato nella diffusione e nella capacità di far proseliti dell’islamismo, nell’espansionismo aggressivo di Russia e Cina e nella diffusione dell’ideologia woke le tre principali minacce alla sopravvivenza dell’Occidente – ha chiarito per quale ragione, secondo lei, il non credere sia un’opzione meno completa e soddisfacente rispetto al credere in Cristo: «Sarei però insincera se attribuissi il mio aver abbracciato il cristianesimo solo alla consapevolezza che l’ateismo è una dottrina troppo debole e divisiva per difenderci dai nostri nemici. Mi sono rivolta al cristianesimo anche perché, alla fine, ho trovato insopportabile, anzi quasi autodistruttiva, la vita senza alcun conforto spirituale». Ma al di là delle esigenze spirituali che ciascuno può avvertire, il monito fondamentale di Ayaan Hirsi Ali, valido per chiunque, è che abbandonando il cristianesimo l’Occidente è destinato a perire. Se dunque, come osservò Benedetto Croce, «non possiamo non dirci cristiani» in ragione della nostra storia e della nostra forma mentis, per Ayaan Hirsi Ali «non possiamo non essere cristiani» se non vogliamo consegnare alle tenebre noi stessi e il mondo tutto.