PD & C. vs Elon Musk: troppo ricco, per dire la sua

Di: Gerardo Valentini

«These judges need to go», questi giudici se ne devono andare. 

Sottinteso: i giudici italiani che si ergono a difesa dei “migranti”. E perciò contro i politici, sempre italiani, che cercano di contrastarne l’arrivo a getto continuo, ripristinando la doverosa selezione tra chi deve essere accolto – sia pure sulla base di quel concetto di “rifugiato” che negli ultimi anni si è espanso a dismisura – e chi invece va fermato e rispedito al mittente. 

Elementare: i desideri non sono diritti assoluti. I confini non sono solo delle linee disegnate sulle cartine geografiche. Gli stranieri extra UE, per entrare e rimanere, devono essere autorizzati. Di regola in via preventiva. In subordine, di fronte al dato di fatto di un arrivo irregolare, attraverso un esame a posteriori. Che per definizione può avere un esito sia positivo, sia negativo. 

Altrimenti non è un esame. È una messinscena.

Elon Musk si è espresso alla sua maniera, con un messaggio via X. Quello che una volta era Twitter e che, ben prima che lo stesso Musk lo acquistasse e ne cambiasse il nome, ha contribuito moltissimo a imporre la cattiva abitudine del commento ultra veloce. Un pugno di parole e via. Tranchant nelle intenzioni. Superficiale, quasi sempre, nei risultati. Il miracolo della sintesi fulminante non è per tutti. E men che meno per tutti i temi.

Complessità e brevità fanno rima. Ma è solo un’illusione. Che in una società meno istupidita non dovrebbe nemmeno essere rimarcata. 

Sia come sia, lo standard è questo e pure Musk lo adotta. Tira il colpo ed è talmente secco da apparire lapidario. Scatenando le reazioni – le strumentalizzazioni – dei progressisti nostrani. Ancora frastornati dalla debacle della loro adorata Kamala Harris, hanno un bisogno spasmodico di andare al contrattacco e quindi si avventano sulla prima cosa che capita.

Gridando all’interferenza, all’invasione di campo, al potere esorbitante del denaro.

Come si permette, costui?

Il florilegio sarebbe ampio ma è anche pieno (stracolmo) di ripetizioni. E quindi ve lo risparmiamo. 

Limitiamoci invece ai due personaggi di più alto livello. O meglio: di più alta carica, nelle rispettive strutture. In ordine di apparizione, la segretaria del PD, ospite a DiMartedì, e il presidente della Repubblica, con una nota ufficiale.

Requisitoria (tiritera) di Elly Schlein: «Abbiamo Musk che si permette di dire che i giudici devono essere cacciati. Questa è l’idea che chi ha soldi può comprare tutto, anche la giustizia, ma noi non ci stiamo, sennò sarà una giustizia solo per i ricchi. È imbarazzante che i sovranisti di casa nostra si facciano dettare la linea da un miliardario americano, dovrebbero difendere i giudici. Oggi Meloni è stata zitta, non ha detto una parola».

E ancora: «Perché Musk non si fa gli affari suoi? Forse pensa di intimidire i giudici italiani, ma l’Italia non è ancora l’Ungheria né la Russia di Putin, né tantomeno gli Usa di Trump con la giustizia assoggettata al potere politico».

Puntualizzazione di Mattarella: “L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate il 7 ottobre 2022, che sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione”.

Ma…

Ma è proprio vero che l’Italia è così autonoma dalle ingerenze straniere, a cominciare da quelle statunitensi? 

E non è un po’ tardi, per scoprire che l’eccessiva concentrazione di capitali nelle mani di soggetti privati diventa anche un problema politico?

Soggetti privati che, giova ricordare, non sono soltanto i singoli super miliardari alla Elon Musk – o alla Bill Gates e David Zuckerberg, a proposito di capacità di influenza – ma anche, eccome, i maxi fondi di investimento come Black Rock. E come chissà quanti altri di cui i più non conoscono né l’esistenza né i nomi, e figuriamoci le strategie. 

Discorso serissimo, se lo si vuole fare davvero

Il mondo attuale non è nato all’improvviso. E men che meno dopo la rielezione di Trump alla Casa Bianca.

Certe dinamiche, con i conseguenti rapporti di potere, si sono sviluppate e consolidate sull’arco di tempi lunghi e con il sostanziale assenso delle classi dirigenti occidentali. Ossia di quel complesso intreccio che va dai soggetti prettamente economici ai politici di professione e ai media mainstream.

Il filo conduttore è che i mercati, innanzitutto quelli finanziari, condizionano la vita sociale e cercano in tutti i modi di adattarla ai propri scopi. Riuscendoci, bisogna riconoscere, in mille e un aspetto. 

Fissate/imposte le linee essenziali, che si estendono ai modelli di comportamento sia individuale che collettivo, la democrazia si riduce a un processo decisionale a scartamento ridotto. I politici si possono scegliere, le loro politiche no. Se non per quegli elementi collaterali che non interferiscono con il disegno complessivo.

Elly Schlein che accusa il governo Meloni di farsi “dettare la linea” da Musk è ridicola. Suvvia: per le Destre la lotta all’immigrazione illegale è un caposaldo che risale a ben prima che si alzasse la stella del magnate sudafricano. E le pressioni sul nostro Paese, e più in generale sull’Europa, sono un fenomeno ormai antico.

Gli Stati Uniti, yes. 

In termini formali, e ipocriti, ci definiamo reciprocamente “alleati”, ma la realtà è ben diversa: loro sono i leader e noi i gregari. E diciamo gregari per non dire di peggio.

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