Di: Gerardo Valentini
Cortocircuito. Specifico per un verso, esemplare per l’altro. Di qua i problemi, di là i proclami. Di qua i problemi della vita reale. Di là i proclami della propaganda di partito.
Cominciamo dai fatti.
A Roma, lunedì scorso, viene eseguito uno sgombero in viale Pretoriano, a ridosso delle Mura Aureliane e a breve distanza della Stazione Termini. L’area è diventata da tempo un accampamento di senzatetto, con una trentina di tende piazzate alla rinfusa, e l’amministrazione capitolina si è finalmente decisa a ripulirla.
Non solo: l’intervento va molto al di là del risultato immediato ed è propedeutico a una misura definitiva, che è l’installazione di una cancellata fissa. La quale, appunto, impedisca che in avvenire l’occupazione abusiva si ripeta.
Sai com’è: il Giubileo incombe e qualcosa bisogna pur fare, per dare ai tantissimi turisti o pellegrini in arrivo almeno l’impressione di una città civile. E siccome finora non ci si è andati nemmeno vicino, tra le mille forme di inefficienza e le troppe persone senza fissa dimora che si sistemano dove capita e campano di espedienti, persino un sindaco “de sinistra” come Gualtieri è costretto ad attivarsi. Ovvero, come si dice qui a Roma, a darsi una mossa.
Tutto tranquillo, dunque? Manco per idea.
Che diamine, compagno!
Benché Gualtieri sia un canonico esponente del PD – con dei trascorsi che iniziano da giovanissimo già negli anni Ottanta e poi si snodano in un lungo percorso di cariche elettive e di altri ruoli di spicco – il sindaco finisce nel mirino dei vertici nazionali del partito.
Marta Bonafoni, al fianco di Elly Schlein in qualità di “Coordinatrice nazionale della sua segreteria, con delega al Terzo Settore e ai rapporti con le associazioni”, dà fuoco alle polveri e si lancia nell’invettiva. O nel sermone.
“Il maxi sgombero di questa mattina a viale Pretoriano – scrive in un comunicato ufficiale – è un fatto grave e allarmante. Non possono essere gli sgomberi improvvisi, possibili cancellate di difesa, tentativi di cancellazione degli esseri umani più fragili gli strumenti di fronte alla marginalità e al disagio crescente. Abbiamo la responsabilità di trovare rapidamente risposte concrete nel rispetto delle tante persone che non hanno fissa dimora e che vivono la strada come unica possibilità. Non è cacciandole che costruiremo un’alternativa degna di questo nome.” Eccetera eccetera.
La classica filippica dei progressisti. Zeppa di nobili auspici e vuota di soluzioni reali. Il solito libro dei sogni. Anzi: il depliant dei sogni (posticci) con cui il PD e affini cercano di abbindolare gli elettori più ingenui.
Quelli che muoiono dalla voglia di sentirsi buoni. A patto, si intende, che le conseguenze pratiche delle loro assurdità altisonanti, ma campate per aria, non si scarichino direttamente su di loro.
O almeno: non troppo.
A San Lorenzo, infatti…
Sgomberati, yes. Ma, ovviamente, mica volatilizzati.
Se li togli da dove stavano, e non li collochi in una sistemazione più adeguata, è chiaro che te li ritroverai altrove. Più o meno con le stesse modalità. O comunque con le stesse controindicazioni: che sono quelle di chi oscilla di continuo tra l’indigenza e la microcriminalità.
Più che risolto, quindi, il problema è scansato. E nemmeno di molto.
“L’effetto domino – ha scritto il Corriere della Sera martedì scorso – è già scattato: dopo lo sgombero di viale Pretoriano alcune persone senza fissa dimora si sono spostate a San Lorenzo, tra piazza dei Siculi e il Parco dei caduti. Nel frattempo, i residenti continuano a raccogliere firme per protestare contro la realizzazione di un polo di accoglienza in un immobile di Rfi a Porta San Lorenzo, vicino al tunnel di Santa Bibiana.”
D’altronde, e non dovrebbe nemmeno esserci il bisogno di dirlo, la questione non si esaurisce certo nei luoghi in cui questi sbandati si mettono a dormire o depositano i loro miseri averi. Niente affatto: l’aspetto decisivo, e pericoloso, è ciò che fanno da svegli. Come trascorrono il loro tempo. Con quali obiettivi: di sopravvivenza o di affermazione. Di affermazione e di sopraffazione. Consumata ai danni di chi è così sfortunato da trovarseli contro e, come è normale pressoché per chiunque, non essere in grado di difendersi.
Torniamo all’inizio, allora.
Gli sgomberi di questo tipo non sono solo necessari. Sono doverosi. E ciò che va messo sotto accusa non è il ricorso a misure drastiche, peraltro limitate e tardive, ma ciò che ha determinato il dilagare del degrado che affligge Roma e non solo.
L’accoglienza “sempre e comunque” è un dogma appeso al nulla. Una suggestiva fantasticheria per gli illusi che ci credono davvero. Un inganno deliberato da parte di chi ci specula sopra, economicamente e/o politicamente.
È questo, ciò che andrebbe “sgomberato” una volta per tutte. È l’intreccio perverso tra stupidità e cinismo.
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