di Gerardo Valentini
Lo ha detto Francesco Rocca, il candidato del centrodestra alla carica di presidente della Regione Lazio: «In un anno riporterò i tempi di attesa per le visite specialistiche nei tempi previsti dalla normativa».
Ma lo stesso, più o meno, lo sostiene anche Alessio D’Amato. Che rappresenta invece l’alleanza tra PD e Terzo Polo e che, nel suo programma elettorale, parla letteralmente di “azzeramento delle liste d’attesa”. L’obiezione, però, viene spontanea: “perché, allora, non ha provveduto a farlo nei cinque anni scorsi, durante i quali è stato assessore alla Sanità nella giunta Zingaretti?”.
Lui si destreggia. O si arrampica sugli specchi. Sfornando questa pseudo spiegazione: «Innoveremo nella continuità». Alé. Un’altra formuletta da aggiungere all’infinito repertorio dei politici che si autoassolvono: siamo già stati bravi, o bravissimi, e lo saremo ancora di più; se poi qualcosa non funziona come dovrebbe, eh beh, non è certo colpa nostra…
Chiaro, no?
La differenza, a parità di dichiarazioni, sta nella credibilità di chi le fa. La medesima affermazione può costituire un impegno autentico, al di là delle difficoltà che poi si dovranno affrontare per concretizzarlo, o ridursi alla classica promessa acchiappavoti. Che intanto la scodelli e la sfrutti. E dopo si vedrà.
Francesco Rocca arriva dalla direzione della Croce Rossa Italiana, dove è stato riconfermato tre volte a partire dalla nomina iniziale nel gennaio 2013. Nel frattempo è stato anche chiamato alla presidenza della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
Alessio D’Amato, lo abbiamo ricordato, è il responsabile uscente della Sanità regionale. Ergo, è già stato alla guida del “treno” che adesso promette di riportare alla massima puntualità. Ma che con lui ai comandi tanto puntuale non era. Come riportava il quotidiano Il Tempo in prima pagina, nell’edizione di ieri, nella nostra regione “in media si aspettano 343 giorni per una risonanza magnetica”.
Sembra ovvio: Alessio D’Amato va giudicato per quello che ha fatto e non fatto, nei lunghi anni della sua gestione concreta, e i risultati sono quelli che sono.
Francesco Rocca, al contrario, andrà valutato per quello che riuscirà a fare durante il suo mandato. Ma merita un’apertura di credito.
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